IL BENE ECONOMICO NELLO ZIBALDONE DI LEOPARDI
Lo Zibaldone, o col titolo completo Zibaldone di pensieri, è un diario personale che raccoglie una grande quantità di appunti, riflessioni e aforismi, scritti tra il luglio/agosto 1817 e il dicembre 1832 da Giacomo Leopardi, per un totale di 4526 pagine.
In questo insieme di appunti e pensieri, esattamente il 15 Giugno 1821 Leopardi tratta il concetto di moneta, strettamente legato alla ricchezza e al bene economico. Egli si chiede cosa sarebbe la civiltà senza l'uso della moneta. Essendo questa un bene di prima necessità, è utile ad un commercio vivo ed esteso, scambiabile tanto nelle nazioni quanto tra gli individui. Egli aggiunge al suo discorso un esempio, quello di Sparta, che avendo poco uso della moneta per le leggi di Licurgo, in mezzo al paese più civile del mondo a quei tempi, cioè la Grecia, si mantenne per molto tempo incorrotta, quasi stazionaria.
In questo insieme di appunti e pensieri, esattamente il 15 Giugno 1821 Leopardi tratta il concetto di moneta, strettamente legato alla ricchezza e al bene economico. Egli si chiede cosa sarebbe la civiltà senza l'uso della moneta. Essendo questa un bene di prima necessità, è utile ad un commercio vivo ed esteso, scambiabile tanto nelle nazioni quanto tra gli individui. Egli aggiunge al suo discorso un esempio, quello di Sparta, che avendo poco uso della moneta per le leggi di Licurgo, in mezzo al paese più civile del mondo a quei tempi, cioè la Grecia, si mantenne per molto tempo incorrotta, quasi stazionaria.
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Copertina dello Zibaldone |
Un ultimo collegamento con il bene economico trattato nello Zibaldone è il connubio tra moneta e derrate:
"Quest'ultime che vengono da lontanissime parti, mediante le stesse o simili miserie, schiavitù ec. come il zucchero, caffè ecc. ecc. e si hanno per necessarie alla perfezione della società. V.p.1182"