domenica 12 aprile 2020

STEP#06

BENE ECONOMICO NELLA LETTERATURA NARRATIVA



Già nel Settecento, ma sopratutto tra Ottocento e Novecento, il rapporto tra letteratura e
capitale si pone nei termini di conflitto tra “arte” e “affari”, e si ridefinisce il rapporto tra
intellettuale e società in virtù di una nuova concezione dello spazio sociale e del ruolo
del denaro nella formazione e nell’affermazione dell’individuo e dei suoi rapporti con
l’altro. 

"I sentimenti di infelicità espressi nella letteratura di un periodo storico ne riflettono il livello di malessere economico."

E' la conclusione a cui è giunto uno studio condotto da ricercatori delle Università di Bristol, Durham e Sheffield pubblicato sulla rivista “PLoS ONE”, che hanno preso in esame i cambiamenti nell'umore generale espresso nei libri pubblicati nel corso del XX secolo e i cicli economici che si sono succeduti in quel lasso di tempo.
R. Alexander Bentley e colleghi hanno confrontato l'andamento storico del cosiddetto indice di infelicità economica, dato dalla somma dei tassi di inflazione e di disoccupazione, con un indice di “infelicità letteraria”, basato sulla frequenza con cui nei libri ricorrono parole che fanno riferimento a differenti stati di “umore”. Dall'analisi è emersa una correlazione molto stretta, ma sfasata di un decennio. L'andamento dell'indice di infelicità letteraria, ha detto Bentley, «sembrava la storia economica occidentale, semplicemente spostata in avanti di un decennio”. L'infelicità economica, caratterizzata da picchi corrispondenti alle conseguenze della prima guerre mondiale (1918), della Grande depressione (1935) e della crisi energetica (1975), si riflette in altrettanti picchi di infelicità letteraria dieci anni dopo. Quanto alle ragioni dello sfasamento decennale fra i due indici, secondo Bentley “rispecchia il divario tra l'infanzia, quando si formano forti ricordi, e la prima età adulta, in cui gli autori possono iniziare a scrivere libri”. Dunque possiamo affermare che il concetto di bene economico (inteso come ricchezza personale) è strettamente legato alla letteratura, e la influenza positivamente o il più delle volte negativamente.


Per quanto riguarda invece il concetto di bene economico all'interno di un testo di letteratura narrativa, possiamo citare I Malavoglia: 

Copertina raffigurante la barca Provvidenza
"Sulla riva c’era soltanto padron’Ntoni, per quel carico di lupini che ci aveva in mare colla Provvidenza e suo figlio Bastianazzo per giunta, e il figlio della Locca , il quale non aveva nulla da perdere lui, e in mare non ci aveva altro che suo fratello Menico, nella barca dei lupini."


Nel terzo capitolo dei Malavoglia, romanzo di Giovanni Verga, si narra di un evento tragico. Il loro peschereccio, la Provvidenza, naufraga trascinando con se Bastianazzo e Menico, oltre ad un grosso carico di lupini su cui i malavoglia avevano investito soldi e speranze di commercio. Possiamo considerare il carico di lupini, che avevano preso "a credenza", come un bene economico, in quanto all'epoca fonte primaria di sostentamento.




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