mercoledì 15 aprile 2020

STEP #08

BENE ECONOMICO NEI DIALOGHI DI PLATONE
La Repubblica (in greco antico: Πολιτεία, Politéia) è un'opera filosofica in forma di dialogo, scritta approssimativamente tra il 390 e il 360 a.C. dal filosofo greco Platone, la quale ha avuto enorme influenza nella storia del pensiero occidentale. In quest'opera, precisamente nella seconda metà del libro VII egli parla del bene, e lo fa attraverso uno dei suoi più celebri miti: il mito della caverna. Senza addentrarci nei dettagli e raccontare tutto il mito, ci concentriamo sul concetto di bene legato ad esso.Platone afferma il primato del Bene rispetto alle altre idee, paragonandolo al sole.


Raffigurazione del mito della caverna. https://www.studiarapido.it/platone-il-mito-della-caverna/

"Come il sole, quindi, illumina gli oggetti e li rende visibili alla vista, così dal Bene si irradiano verità (ἀλήθεια) e scienza (ἐπιστήμη). Il Bene occupa un piano di dignità superiore rispetto alle idee, le quali traggono da esso un fondamento in termini 
assiologicignoseologici e ontologici. Il Bene, origine della epistéme, è esso stesso conoscibile dopo una lunga ricerca, ma – curiosamente – di esso Socrate non dà alcuna definizione. Il Bene è quindi indefinibile (se non appunto attraverso un'immagine, quella del sole), e la scienza del Bene non è una scienza tra le altre, ma è la scienza prima necessaria non solo a chi deve governare uno Stato, ma a chiunque si debba occupare di una scienza specifica, poiché è la scienza della verità, che accomuna e fonda tutte le altre scienze."



"per Platone il Bene è pari al Sole (Repubblica, VI 508 sgg.):
come il sole con la sua luce dà visibilità alle cose, così il Bene dà intelligibilità alle idee, cioè rende possibile alle idee di essere capite; e come il sole con la luce dà capacità visiva all'occhio così il Bene dà intelligenza, capacità di capire all'anima."


Abbiamo parlato del bene in generale secondo Platone, ma per quanto riguarda il bene economico citiamo il suo dialogo "Erissia", in cui parla del rapporto tra virtù e ricchezza.
Partendo dalla considerazione che è più ricco chi possiede di più, Socrate domanda quale sia il bene che vale di più in assoluto, e ottiene come risposta la felicità; e più felici in assoluto, precisa Socrate, sono i più sapienti, poiché agiscono meglio e sbagliano di rado. Ciò però trova il disaccordo di Erissia, il quale osserva che la sapienza è completamente inutile, poiché spesso i sapienti non possiedono ricchezze e quindi mancano di tutto: per lui, infatti, la ricchezza è un bene, non un male.

Scultura del volto di Platone

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STEP #24

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